Un bel giorno di sole a Villabbondante, una ridente cittadina della Contea di Glastonburry, una giovane ragazza di nome Roxanne decise di riordinare la soffitta di casa con l’aiuto di sua madre. Roxanne era una bellissima ragazza di tredici anni con il volto adornato da lunghi capelli blu. Era sempre allegra e spensierata, sorridendo sempre davanti a tutto, anche all'improvvisa scomparsa del suo amato padre.
Non poteva immaginare però quello che sarebbe nato da quella banale quanto nobile idea.
Dato che sua madre Mary era uscita per fare delle commissioni dell'ultim'ora, la ragazza iniziò a salire, da sola, le scale umide e polverose che portavano in soffitta, facendole scricchiolare sotto i suoi piccoli piedi. Arrivata in cima aprì la porta e si ritrovò in una sala abbastanza grande con uno strato di polvere sul pavimento spesso almeno un centimetro. La pulizia lassù in soffitta era più unica che rara.
La vista di tutte quelle cianfrusaglie per una ragazzina di tredici anni era uno spettacolo fantastico, ma la sua attenzione fu subito colta da un vecchio baule posizionato proprio in fondo alla stanza.
Si avvicinò a questo, e pian piano lo aprì, eccitata dalla curiosità.
A prima vista sembrava vuoto, ma Roxanne lo esaminò a fondo. Proprio sul fondo polveroso, era riposto un vecchio giornale con le pagine ingiallite dal tempo. Roxanne, sempre più incuriosita, lo afferrò ed iniziò ad esaminarlo: fu subito colpita dalla copertina, sulla quale c’era scritta una frase che si leggeva a malapena. La ragazza la lesse ad alta voce con tono solenne: “Chi Leggerà Questo Fumetto Entrerà In Esso Per Concluderne La Storia!”.
La ragazza non aveva certo capito cosa volesse dire quella strana frase, così decise di aprire il vecchio giornale.
Con sua grande sorpresa si rese conto che si trattava proprio di un fumetto, come annunciato dalla copertina, e dato che era una grande appassionata di questo genere letterario, iniziò a leggere. Dopo qualche minuto di lettura, Roxanne terminò il fumetto, ma una cosa la lasciò turbata: la storia si concludeva di colpo, come se non fosse stata scritta una fine.A quel punto sentì crescere dentro di lei un calore e di colpo, svenne.
Dopo circa un paio di minuti, Roxanne riaprì gli occhi. Si sentiva ancora stordita, e non capiva cosa fosse accaduto.
Si alzò in piedi barcollante e si guardò intorno e a quel punto realizzò: era finita non si sa come, all’interno dello strano fumetto! Si trovava nel deserto, dove si svolgeva la storia che aveva appena letto. Pensieri confusi si arrovellavano nella sua mente, quando fu distratta dal rumore di un cavallo in corsa, in lontananza.
Roxanne si voltò e vide una bellissima ragazza bionda che correva verso di lei a cavallo. Quando fu più vicina, si rese conto che si trattava della protagonista della storia, e non credendo a quello che aveva di fronte agli occhi, scoppiò in una frenetica risata. La strana ragazza scese allora da cavallo, prese in braccio Roxanne, che intanto continuava a ridere, e la caricò in sella con sè. «Tranquilla Roxanne» disse la bella ragazza. «È normale. Tra poco saremo a casa.»
E partirono a galoppo.
Dopo due ore abbondanti di viaggio sotto il caldo incesante del deserto, le due ragazze arrivarono davanti ad un maestoso castello che sorgeva imponente su di una collina, completamente immerso nel verde. Le due vi entrarono e raggiunsero una enorme sala, sfarzosa oltre ogni immaginazione, dove sul fondo c’era seduto un vecchio signore, su di un trono completamente ricoperto d’oro. Aveva tutto l'aspetto di un re.
Proprio quest’ultimo iniziò a parlare rivolto alle due ragazze, appena si torvarono di fronte a lui: «Tu! Hai letto il "Fumetto Sacro" e per questo dovrai affrontare le Due Prove, al fine di recuperare la chiave della nostra città, Villapiacevole.»
Roxanne non aveva capito nulla, e seguì involontariamente la ragazza misteriosa che, una volta rimontata a cavallo, finalmente si presentò: «Io sono Lelda, la protagonista di questo fumetto e ti sto portando nel luogo dove affronterai la Prima Prova.»
Dopo circa dieci minuti di viaggio a cavallo, le due ragazze si fermarono nei pressi di una grande grotta. Lelda comunicò a Roxanne in cosa consisteva la prova. La ragazza doveva affrontare un enorme drago Sputafuoco!
In quel preciso istante la terra tremò. Roxanne aveva una paura tremenda. Un’ombra minacciosa si rifletteva sulla parete della grotta. Dopo pochi istanti, proprio dalla grotta, ne uscì… una lucertola!
Roxanne alla vista del piccolo animale si fece coraggio, impugnò la spada che le aveva dato Lelda, e corse verso il rettile. Con un colpo preciso tagliò in due il piccolo animale.
La ragazza, felice per la facile vittoria, fece balzi di gioia meravigliandosi di sé stessa.
La sua allegria fu però subito smorzata da un rumore agghiacciante da far venire i brividi anche ai piàù coraggiosi.
Si voltò e assistette alla scena più incredibile che avesse mai visto nella sua giovane vita.
Dalla piccola lucertola tagliata in due nacque in un istante un enorme drago Sputafuoco. Roxanne, senza pensarci due volte, lasciò cadere la spada e corse verso il cavallo con l’intenzione di andarsene, ma Lelda la fermò giusto in tempo e le disse: «Guarda che non devi affrontare il drago con la violenza! Esiste un altro modo per superare la prova.»
«Ah si?» disse Roxanne, rincuorata.
«Devi sconfiggerlo in una semplice partita a scacchi» spiegò la ragazza. «Ricordati sempre che ti trovi in un fumetto.»
Roxanne, felice perché non doveva combattere contro il mostro, corse verso un tavolino con sopra una scacchiera appena fuori la caverna, dove doveva svolgersi la gara.
«Inizi la partita!» esclamò Lelda. «Che vinca il migliore!»
I due cominciarono a giocare. Roxanne non poteva credere di gareggiare contro un drago ad una partita di scacchi. Purtroppo per lui, la ragazza era un vero portento davanti alla scacchiera.
Trascorse più di tre ore di gioco, Roxanne urlò felice alzando le braccia al cielo: «Scacco Matto!»
Il drago, umiliato per la sconfitta, scoppiò in lacrime e si ritirò nella sua caverna. Lelda e Roxanne montarono a cavallo e si diressero verso la Seconda ed ultima prova.
Roxanne era molto curiosa di voler sapere cosa doveva affrontare questa volta.
“Un Orco? Una Strega? Un Dinosauro?” pensava tra sé e sé, ma non avebbe mai potuto immaginare in cosa consisteva la Seconda Prova: avrebbe dovuto scalare niente poco di meno che una montagna. Ma non una montagna qualsiasi, bensì la montagna più alta di tutto l’universo: la Big Biggy Mountain, detta anche la BBM!
Roxanne non immaginava quanto potesse essere alto questo monte, così aspettò di ritrovarsi ai piedi della gigantesca montagna per valutare la situazione.
Arrivati, la ragazza rimase di stucco dinanzi all’imponenza di quella montagna ed esclamò: «Oh mio Dio! E io dovrei scalare que… questa montagna?!»
«Sì» affermò Lelda. «Dovrai arrivare sino in cima per recuperare la chiave della città.»
Roxanne, rassegnata al suo destino disse: «Ok. Augurami buona fortuna!»
«Buona fortuna!» la incoraggiò Lelda. «E stai attenta.»
Roxanne si fece coraggio ed iniziò la faticosa scalata.
Dopo un’ora di salita, la ragazza intravide una grotta scavata nella roccia e vi entrò, convinta di trovare una scorciatoia per la cima della montagna.
Con sua grande sorpresa, all’interno della grotta trovò una famiglia di orsi polari, accomodati su un divanetto posto di fronte ad un'enorme televisione.
Roxanne si avvicinò con cautela facendo il meno rumore possibile.
«Sc… scusate…» sussurrò sottovoce temendo di disturbarli.
L’orso più grande si alzò e si diresse verso la ragazza. La sua ombra era imponente.
«Dimmi giovane» disse cortese l’animale.
«Io dovrei… dovrei arrivare in cima a questa montagna» disse timorosa Roxanne.
«Niente di più facile» rispose l’orso. «Puoi prendere la nostra scala mobile.» E le indicò una modernissima scala mobile dietro la televisione che saliva verso la cima.
La ragazza, dopo aver salutato la famigliola montò sulla scala, e mentre pensava all’assurdità di quello che stava facendo, si ricordò di essere in un fumetto.
Dopo pochi minuti di salita, la scala mobile si fermò di colpo. Roxanne allora iniziò a camminare.
Passarono altre due ore di faticosa scalata, prima che la giovane avventuriera giunsesse finalmente in cima all’enorme montagna. Era tutto completamente buio, causato dal fatto che si trovasse a chissà quale altitudine e una leggera nevicata aveva imbiancato il terreno. La ragazza inizio a tremare per il freddo imporvviso.
A quel punto Roxanne iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della misteriosa chiave, ma non la vide da nessuna parte. Intravide però non molto distante una luce fioca, proveniente da una piccola casetta come quelle delle fiabe. Si incamminò e giunta davanti alla porticina bussò.
Toc! Toc!
Dall’interno si udì una vocetta stridula che disse: «Avanti! Avanti!»
La ragazza entrò, spingendo la porta.
Si ritrovò all’interno di una piccola cucina e vide un vecchio gnomo seduto a tavola che divorava tutto quello che aveva di fronte.
La ragazza, confusa e stanca per la scalata, chiese al padrone di casa se poteva schiacciare un pisolino, convinta che il mattino dopo tutto le sarebbe stato più chiaro. Lo gnomo acconsentì, e Roxanne si accomodò su un lettino nella stanza accanto.
La mattina dopo si svegliò, si recò in cucina, e con sua grande sorpresa, vide che lo gnomo stava ancora mangiando!
Roxanne stava per parlare, quando la sua attenzione fu colta da un oggetto luminoso appeso sulla cappa del caminetto: era la chiave di Villapiacevole!
Colta da un frenetico entusiasmo, si precipitò verso la chiave, ma un istante prima di prenderla, il piccolo gnomo la bloccò.
«Allora sei stato tu a rubare la chiave!» esclamò Roxanne stupita.
«No!» si giustificò lo gnomo. «Io l’ho solo presa perché questa chiave emette molta luce, e qui come avrai notato anche tu, è molto buio e non arriva la luce elettrica.»
«Non importa» rispose Roxanne. «Devi darmela! Non immagini neanche cosa ho dovuto affrontare per trovarla.»
«Ok» disse rassegnato il piccolo gnomo. «Ma ad una sola condizione.»
«E quale sarebbe?» disse la povera ragazza iniziando ad arrabbiarsi.
Lo gnomo, allora, le spiegò la sua proposta: «È molto semplice» cominciò. «Devi solo cucinare per me tutte le ricette che conosci, perché come hai potuto notare, sono un gran golosone.»
«Ok» rispose Roxanne aspettandosi molto peggio. «Farò del mio meglio.»
Così per tre giorni e tre notti, la ragazza cucinò senza sosta e lo gnomo mangiava tutto quello che lei gli proponeva, ininterrottamente.
Ad un certo punto, mentre Roxanne stava cucinando l’ultima pietanza, lo gnomo disse con la bocca piena: «Ah, dimenticavo. Avrai quella chiave solo quando avrò finito anche l’ultimo boccone!»
Quando Roxanne diede all’ometto l’ultimo cibo preparato, una bella torta al cioccolato, iniziò a rassegnarsi, vedendo lo gnomo completamente sazio che a stento era riuscito a finire il piatto di maccheroni al sugo che aveva davanti.
«Tenga» disse la ragazza porgendogli la torta. «È l’ultimo piatto.»
«Torta al cioccolato» bofonchiò lo gnomo. «Ha un aspetto davvero splendido.» Ed iniziò a mangiare. Ma già al terzo boccone, lo gnomo ansimava.
Con sua grande sorpresa, però, Roxanne vide lo gnomo divorare anche quella torta.
«Non… non ce la faccio più» disse fioco lo gnomo che intanto continuava a mangiare lentamente.
Proprio quando l’entusiasmo per la vittoria cominciò a prendere forma nella mente della ragazza, notò che nel piatto c’era ancora un piccolo pezzetto di torta. Approfittando di un momento di distrazione da parte dello gnomo, lo afferrò e se lo cacciò in bocca, ingoiandolo quasi intero.
Lo gnomo, ripresosi, vide l’innumerevole quantità di piatti vuoti, si congratulò con Roxanne per aver superato la prova e le consegnò la famosa chiave di Villapiacevole.
La ragazza, felice per il successo, ritornò ai piedi della montagna dove era attesa da Lelda.
«Congratulazioni Roxanne!» disse la ragazza sollevata ma allo stesso tempo stupita. «Ci sei riuscita!»
Le due tornarono al Palazzo Reale per consegnare la chiave al re, che dopo averla ringraziata le regalò una serie completa dei suoi fumetti preferiti.
Dopo aver salutato il re e Lelda, Roxanne ritornò nella sua realtà, convinta che un pizzico di quel mondo fantastico sarebbe rimasto per sempre dentro di lei.
A quel punto, afferrò il "Fumetto Sacro" e lo gettò dalla finestra sollevata.
Proprio in quel momento passava di lì un ragazzo, che vedendo per terra il giornale lo afferrò e pensò tra sè e sè: “Chissà di cosa parla questo fumetto”.