La riunione

MADHOUSE. Un martedì.

«Non posso credere che tu sia il famoso torturatore folle!» disse ad alta voce Donald indicando Malcolm seduto di fronte a lui sul divanetto della Stanza Rossa. «Io non ho mai torturato nessuno!» sbottò Malcolm alla provocazione lanciata dal suo collega. «È incredibile come i media tramutino tutto a loro piacimento. Ho solo massacrato di botte quel povero bastardo. Nulla di più, nulla di meno. E se le meritava tutte» concluse calmandosi. «Lo so» disse Donald servendosi da bere dal bar. «Ma mi piace prenderti per il culo».

Nella così detta Stanza Rossa, chiamata così perché molto probabilmente scena di torture indicibili avvenute negli anni, si ritrovavano a chiacchierare del più e del meno quattro ospiti di MADHOUSE. Ospiti molto speciali.

Il più giovane dei quattro era proprio Malcolm McDoweld, il famoso torturatore di Central Park. Gli altri tre corrispondevano ai nomi di Donald Lowell, Kenny Portland e, come unica donna del gruppo, la dolce e pacata Trinity Shadow.

Donald era quello che tutti definirebbero un ‘americano medio’: alto sul metro e settantacinque, biondo con i capelli a caschetto, sempre ordinato e sorridente. Lo dimostrava il fatto che era l’unico dei quattro, dopo tuto il tempo trascorso a MADHOUSE, ad avere i vestiti sempre puliti. Donald ci teneva molto all’opinione che le persone avevano di lui.

Kenny Portland era invece un ragazzo ben più particolare del suo collega: era abbastanza alto, muscoloso e anche parecchio scorbutico. Lo stereotipo del ragazzotto poco intelligente del mid-west, anche se chiunque lo avesse detto in sua presenza, avrebbe rischiato di ritrovarsi con fratture multiple per tutto il corpo. Le uniche due cose di cui non poteva fare a meno erano il rap e le belle donne.

L’unica ragazza del gruppo, Trinity Shadow, si mostrava a prima vista come una ragazza per bene. Ma guardandola a fondo, nei suoi grandi occhioni scuri, si intravedeva l’Eva che era in lei. Pronta a tutto per ottenere ciò che vuole, si atteggiava a ‘ragazza sexy, ma letale’ per tenere a bada i maschioni con cui era costretta a vivere tutti i giorni.

Tutti e quattro erano stati internati nel manicomio di MADHOUSE per i più stravaganti motivi. Essendosi conosciuti da poco, e avendo stretto una sottospecie di amicizia, decisero che ogni martedì sera, durante la loro serata libera concessa dai medici, si sarebbero incontrati nella Stanza Rossa per raccontarsi le loro storie, soprattutto su come e perché fossero finiti in quel posto dimenticato da dio. Malcolm fu il primo a raccontare la sua esperienza, togliendosi un gran peso di dosso in quanto, ora, non andava affatto fiero di ciò che aveva fatto. Si era sempre considerato una persona normale, senza nenache lontanamente immaginare quanta rabbia avesse dentro, probabilmente repressa per anni e anni, scaturita dallo stress quotidiano della sua vita da ufficio. “Tutta colpa di questa società di merda” si ripeteva tentando di giustificarsi in qualche modo. Senza mai però riuscirci del tutto.

«La prossima a raccontarci la sua storia sarà Trinity» disse sogghignando Donald. «Sono davvero curioso di cosa, una bella e brava ragazza come te, possa mai aver fatto per finire in un posto del genere. Ne avrai combinate delle belle…» la provocò. «Tu neanche te lo immagini» rispose secca lei. «Saprai tutto a tempo debito» concluse accennando un sorriso.

«Bene allora, ci vediamo martedì prossimo, brutti pazzoidi» esclamò Kenny, alzandosi dal divanetto, mimando uno sforzo fittizzio. Da qualche giorno a questa parte, aveva preso la felice abitudine di chiamare gli altri tre ‘pazzoidi’, credendosi migliore di loro. Non lo era di certo. «Ok» disse Trinity mentre tutti e quattro s’incamminavano verso l’uscita. «Ci si becca in giro» salutò mentre uscivano dalla stanza.

Ed ognuno se ne andò verso la propia stanza.