La Fase Due

«Bene» disse il dottor Kevinson rivolto ai suoi colleghi, tutti riuniti nella stanza numero 15 del quarto piano di M∆DHOUSE. «Per fortuna abbiamo risolto questo piccolo incidente». Rivolse uno sguardo freddo a Joshua Robins. Lui deglutì. «Il paziente Lowell è sedato e rimarrà tale per almeno due giorni. Dobbiamo ricordarci che lo shock ha fatto annullare la cura, quindi ora il soggetto è estremamente pericoloso. Per fortuna non può nuocere a nessuno rinchiuso nella Fortezza». «Che si fa ora?» chiese secco Morty come se niente fosse. «Come procediamo?» «Io direi di passare alla Fase Due» azzardò Kevinson. «Abbiamo ottenuto dei dati molto interessanti dopo il viaggetto di Lowell». «La Fase Due?» chiese stranito Kabowsky, seduto in fondo al tavolo. «È ancora troppo presto!» «Io non direi» replicò Kevinson. «Come ho già detto, i dati del paziente Lowell parlano chiaro: palese shock dovuto alla vitamina 3X-3. Questo se ci pensate è un vantaggio! Possiamo indurre uno shock per poi annullarlo con una piccola dose di protozoni!» esclamò sorridendo. Joshua non sapeva di cosa stavano parlando. «I protozoni?» chiese sconvolto Kabowsky, alzandosi in piedi. «No, è troppo rischioso. Non ricordi cos’è successo l’ultima volta?» «Ricordo benissimo» replicò calmo Kevinson, «ma è l’unica possibilità che abbiamo. Prenderemo un altro paziente, Lowell è ancora troppo debole» disse sperando di convincere gli altri. «Prima gli causeremo lo shock e poi gli daremo quaranta millilitri di protozoni, in maniera tale da stimolare il malleulus sperando di stabilizzarlo». «Potrebbe funzionare» sussurrò Mitchell, intervenendo per la prima volta nella discussione. «Ma stiamo tralasciando un fattore molto importante» sentenziò cupo. «Lo shock da 3X-3 farà alterare il paziente annullando la cura» ipotizzò Joshua, intervenendo nella discussione. «Esattamente» confermò Mitchell. «Dobbiamo prepararci adeguatamente, in quanto il paziente scelto regredirà fino a tornare ad essere un pericoloso criminale, come è successo a Lowell. In quel caso siamo stati fortunati a prenderlo in tempo, anche grazie all’aiuto inaspettato del poliziotto. Sappiamo tutti che quei quattro sono uno peggio dell’altro» concluse.
Gli altri membri dell’S-7, nonostante i rischi ipotizzati, si convinsero. Poteva funzionare, e finalmente la cura sarebbe stata ultimata. «Tutto sta ora nel convincere il paziente» disse abbattuto Kevinson, rimettendosi seduto. «Qual è il problema?» chiese ingenuo Joshua. «Tanto sono tutti consapevoli vero?» «Sì, lo sono…» rispose Kabowsky. «Il problema è che la somministrazione dei protozoni è molto simile alla procedura adottata per la Fase Uno, quella che noi chiamiamo cura». «Il "reset celebrale indotto"?» chiese il ragazzo. «Non capisco cosa ci sia di strano. Sapete come portarlo a termine, no?». Kevinson si ricordò allora che il dottor Robins non aveva mai assistito all’applicazione della loro innovativa procedura. «Sai Joshua…» disse avvicinandosi al ragazzo. «Il problema sta nel fatto che per applicare la cura ci vogliono ben due ore…» Il ragazzo ancora non capiva. «Ma è talmente dolorosa che diventano due ore di sofferenza inimmaginabile» concluse. «Ah…» mormorò Joshua. «Neanche la morfina può alleviare il dolore del paziente?» chiese scioccamente.

Kevinson si lasciò scappare un sorriso insieme agli altri. «Vedi ragazzo… la cura può essere applicata solo sintetizzandola insieme ad un particolare farmaco…» Il ragazzo si protrasse in avanti per ascoltare meglio. «Quel farmaco è proprio morfina pura!» concluse, lasciando il giovane medico di stucco.